Nell'ambito della mostra che Treviso dedica al periodo giovanile ed italiano di El Greco, il professore Lionello Puppi rivela la scoperta di un Crocifisso di Michelangelo che si riteneva perduto.
«Le mostre devono essere anche un laboratorio di studio» ha affermato Lionello Puppi nel corso della conferenza stampa tenutasi il 23 febbraio a Casa dei Carraresi di Treviso, sede della mostra che la città di Treviso dedica al periodo italiano di Dominikos Theotokopulos, detto El Greco. Mostra da lui curata ed imperniata sugli anni di formazione trascorsi a Venezia e in Italia Centrale, prima dell'approdo definitivo in Spagna, che è stata inaugurata nello scorso ottobre e resterà aperta sino al 10 aprile 2016. E' un'affermazione, quella di Puppi, originata dal fatto che recenti analisi diagnostiche e stilistiche hanno dato piena conferma a tre recenti attribuzioni: un giovanile San Demetrio in trono ed una Santa Maddalena penitente direttamente riconducibili alla mano del grande pittore cretese, ed il Ciborio del Museo di Bettona anche alla collaborazione di una possibile sua bottega; tre quadri tutti presenti nell'esposizione trevigiana sin dalla sua apertura. E poi dalla scoperta di un inedito di El Greco, una piccola Deposizione di Cristo nel Sepolcro di collezione privata ora presentata a Treviso in anteprima mondiale, dopo studi ed analisi riflettografiche condotte dal Comitato scientifico della mostra che ne confermano l'autografia, e ne ritrovano la fonte diretta in una incisione dello Schiavone, a sua volta ispirata ad un disegno del Parmigianino.
Ma molto più clamorosa è stata la comunicazione ufficiale dell'inaspettato ritrovamento di un quadro di Michelangelo, un'opera devozionale che si credeva perduta o addirittura mai eseguita; ritrovamento originato proprio dalla visita alla esposizione trevigiana di alcune persone che, ammirandovi una piccola Crocifissione di Marcello Venusti - uno degli allievi e collaboratori del Buonarroti - ne scoprivano la sua singolare somiglianza con un'antica simile immagine su tavola conservata presso conoscenti. Quest'ultimi hanno preso contatto con il professor Puppi, che ravvisando interesse alla questione ha promosso idonee indagini documentarie, stilistiche e scientifiche che hanno dimostrato non solo la precisa corrispondenza - anche nelle misure qpressoché coincidenti - con il disegno preparatorio autografo (uno "sbozzo") conservato al British Museum di Londra, ma anche la piena compatibilità con la mano del Maestro di Caprese.
In definitiva, secondo il prof. Puppi, ci troveremmo oggi di fronte al fortunato ritrovameno dell'inedita pictura del “Crucifixo” di Michelangelo da lui donato nel 1540 alla nodildonna romana Vittoria Colonna, sua estimatrice e confidente, e riferimento del movimento religioso degli Spirituali. Che il quadro, benché da sempre irreperibile – il che ha fondatamente alimentato l'ipotesi di esser mai stato eseguito - debba essere stato effettivamente dipinto dal grande pittore toscano starebbe a dimostrarlo però proprio una missiva della Colonna all'artista, dove essa scrive «Io l’ho ben visto al lume et col vetro et col specchio et non vidi mai la più finita cosa», confermando così d'averlo in suo possesso. La tavoletta lignea eseguita con la tecnica dell'olio magro e delle dimensioni di 42,7 x 30,5 centimetri, riporta tra l'altro una rara raffigurazione – in quanto iconografia poco gradita alla Chiesa – di un Christus vigilans, ritratto ancor vivo sulla Croce, con testa eretta e gli occhi rivolti nell'invocazione al Padre che l'ha abbandonato. Sul retro riporta tracce di una scritta di dieci righe, dove appaiono leggibili solo le frasi «originale il dono suo» e «di propria mano stesi».
Vista dal vivo la tavola, al di là dell'attuale l'attribuzione, appare comunque di altissima qualità; naturalmente, il dibattito sulla effettiva fondatezza dell'attribuzione è ora aperto, e sicuramente lo vedremo assumere toni accesi e magari polemici. Intanto, sino al 10 aprile gli appassionati potranno farsi una loro opinione recandosi ad ammirarlo nella mostra trevigiana, dopo di che è ben prevedibile che esso, dopo le ulteriori indagini previste dal professor Puppi, finisca riposto al sicuro nel caveau di qualche banca, sottratto a lungo – speriamo non per sempre – all'ammirazione del pubblico.